Come ogni anno, anche quest’anno c’è la classifica degli album migliori secondo Perle ai Porci. Che poi non sono quelli migliori per davvero, ma quelli che mi sono piaciuti e che mi hanno tenuto compagnia in questi mesi per tanti motivi. Come di consueto questa classifica esce in ritardo rispetto a quando sarebbe dovuta uscire e come di consueto Salvatore Romeo preparerà riti voodoo pensati per procurarmi grande dolore, oppure per farmi condurre una vita piena di forfora. Scusa Salvatore, uno di questi giorni verrò a patti con la mia pigrizia.
Ma non perdiamo altro tempo e procediamo con la classifica dei dischi del 2013 secondo Perle ai Porci.
10 Gazebo Penguins – Raudo
Arrivare a trent’anni e guardarsi indietro, non necessariamente con nostalgia o con rammarico, ma con la consapevolezza del percorso fatto. E poi guardarsi oggi quello che hai e quello che non hai, con ironia e con bordate di chitarre e batteria a 100 km orari, sparati. Un bell’album punk non può mai mancare in una classifica di fine anno. I Gazebo Penguins sono anche di Correggio e questo dimostra che questi ragazzi hanno la testa sulle spalle e non si sono fatti abbindolare dal MiticoLiga.
9 The Men – New Moon
Se inizi la tua carriera musicale facendo noise punk, diventando una stella del underground, poi corri il rischio di dover restare imprigionato in quel recinto, perché se ti azzardi ad uscirne diventi “commerciale”. Ai The Men questo non importa, dopo i loro rumorosissimi inizi hanno intrapreso, disco dopo disco, un percorso di riscoperta del rock classico americano, alla loro maniera ovvio, così New Moon è un disco che risente tanto l’influenza di Springsteen, ma che non rinuncia al lato rumoroso senza cedere alle lusinghe del mercato e suonare banale (ma guarda te che bella frase ho tirato fuori). Con loro ho passato un ottima primavera.
8 Salmo – Midnite/Noyz Narcos – Monster
Un bell’ex equo per due begli album di rap italiano. Probabilmente qualcuno sentirà il bisogno di scrivere qualche oscenità per spiegare perché dalla seconda parte degli anni 00 il rap italiano sia tornato ai primi posti della classifica italiana. Stronzata di cui non mi macchierò (ed invece lo so che alla fine lo farò, ma io sono solo l’inconscio di Mimmo, consciamente lui non vuole). È certo però che i rapper italiani ora come ora spaccano i culi a tutti i cantautori bercianti che abbiamo subito in questi anni. Salmo e Noyz Narcos hanno lo stesso immaginario di riferimento, l’horror anni 80, un flow aggressivo e condividono un produttore come Shablo che ha studiato bene la lezione americana. Questa estate mi sono trovato ad ascoltarli: “TUTTI I CAZZO DE GIORNI”
7 M.i.a – Matangi
È lei la regina di questo 2013, non si discute. Noi in qualità di devoti sudditi possiamo solo muovere il culo e ballare su i suoi fantastici beat. Ogni anno il bullo di periferia dentro di me chiede due cose: andare alle giostre, sentire musica da Tagadà. Se non conoscete il Tagadà vuol dire che siete la dimostrazione che gli alieni esistono, siete voi. Matangi è un misto di rifermenti alla musica Tamil, luogo da cui proviene M.I.A., e di tutto il meglio del rap di vecchia e nuova scuola. Oltre a riferimenti al raggamuffin o alla techno più tamarra. Non perdetevi questa band girl, perché come dice l’omonima canzone dell’album: “Live fast, die young, bad girls do it well”.
6 Dirtbombs – Ooey, Gooey, Chewey Kablooey
Questo autunno mi sono sentito più portato verso i ritmi più veloci, è ormai certo, starò diventando come quelle donne che dopo i 35 iniziano tutti quei corsi di pilates ed altre tristezze del genere? Non lo so, so di certo che a me i Dirtbombs piacciono assai. Da anni Mick Collins e soci hanno intrapreso un percorso di riscoperta delle loro radici musicali della loro città Detroit: dal soul della Motwn, alla house. Ma sempre col loro background punk. Lo hanno fatto anche con questo album, il cui titolo non citerò perché sono pigro. Questa volta il riferimento è il bubblegum pop degli anni 60/70. Pop inconsistente e senza grosse pretese, che durava giusto il tempo di un paio di ascolti. I Dirtbombs lo riprendono e ci aggiungono la loro energia e riescono a forgiare delle canzoni che non permettono di restare fermi. Ascoltatevi Sugar on Tops, vediamo se riuscite a stare fermi.
5 Marcello e il Mio Amico Tommaso – Nudità
Non è colpa nostra se siamo degli sfigati, certo, potremmo impegnarci per porre fine a questa condizione, di certo non ci aiutiamo crogiolandoci in dischi come questo, che della sfiga, sopratutto in amore ne fa il tema centrale. Però io voglio bene ai Marcello e a questo disco. Perché parla di amori sbagliati, dell’essere terribilmente stronzi, dell’estate che è un ottimo periodo per essere tristi, non a caso questo è stato tra i miei dischi dell’estate. Lo fanno con ironia, esorcizzando i loro difetti e questo me li fa amare ancora di più. Aggiungeteci che la band usa una risicatissima batteria una chitarra, viola e oboe e ditemi se non è la band per i veri sfigati.
4 Testaintasca – Ep.
Quattro ragazzi romani che suonano rock n’ roll. Potremmo finirla qua, perché nei cinque pezzi di questo ep, che fa da preludio al loro primo album in uscita nel 2014, c’è tutto quello che dovrebbe avere una canzone rock’n’roll. Sono canzoni dirette, non banali e che riescono a raccontare qualcosa di noi. Non è una cosa comune oggi, sono molto gasato per il nuovo disco che arriverà probabilmente a gennaio e spero non mi deludano.
3 Jonathan Wilson – Fanfare
Non poteva mancare il disco vecchiazza anche quest’anno. Il buon Jonathan è un ragazzotto barbuto, ma con la testa nel passato. Sopratutto nel folk rock della costa ovest dei Crosby, Stills, Nash and Young, con il primo e il terzo presenti nella bellissima Cecil Taylor, e ditemi se non riconoscete delle influenze pinkfloydiane in pezzi come Lovestrong. Un disco come questo oggi è difficile ascoltarlo, perché va per gli affari propri, io lo metto su e mi lascio trasportare lontano dai testimoni di Geova come dal governo delle larghe intese.
Provare a fare cantautorato ed elettronica insieme non è facile. Provarlo a fare facendo risultare quelle canzoni godibili e non troppo incentrate sul testo è davvero difficile. Cosmo ci è riuscito, alla grandissima direi. Ci ho fatto l’estate con questo album, dall’inizio alla fine del disco e poi ricominciavo. Ogni volta trovando nuovi riferimenti, ogni volta sorprendendomi. Ascoltatevi l’uso delle voci che ne fa questo piemontese e capirete che qua abbiamo un grandissimo album.
1 Appino – Testamento
And the winner is…..Appino. Non sono un grandissimo fan degli Zen Circus, per cui all’uscita di questo album non ero molto interessato ad ascoltarlo. Ma grazie ad alcuni amici ho voluto dargli una possibilità. Meno male! Appino non inventa nulla in questo album, ma servendosi della sezione ritmica del Teatro degli Orrori, di cui Giulio Favero fa parte e che qui è anche co-produttore, confeziona un album davvero ben fatto. Tutti quelli che ci suonano sanno bene cosa dover fare, conoscono tutti i modi per rendere una canzone degna di essere ascoltata, ma il vero punto di forza dell’album sono ovviamente i testi. Appino si è fatto conoscere con gli Zen proprio per questo aspetto. Questi testi sono incentrati sopratutto sulla sua storia famigliare, molto turbolenta che Appino racconta senza nascondersi, mettendosi a nudo. La festa della Liberazione o Che il Lupo Cattivo vegli su di te, sono tra le mie preferite. Grandissimo album.
Mentre scrivevo questo pezzo ascoltavo
Portishead, Roseland NYC Live, 1998