Non trovate anche voi che a Hollywood stiano un po’ esagerando con questa cosa dei supereroi, universi condivisi e franchise strizzati anche dalle merendine? Be’, non mi sono trattenuto, ho scritto una satira. Ah, e se qualcuno dovesse chiedersi “ma che c’entra con Taranto?”… cos’è, a Taranto nessuno va al cinema?
Nick scosse il capo. Guardò i suoi sei colleghi uno dopo l’altro e schiaffeggiò di dorso il plico. «Magari sarò io troppo difficile, ma questa è la sceneggiatura più scema che abbia mai letto!».
«Ti quoto!» annuì Ian. «Con questa merda degli universi condivisi stanno sforando».
Sedevano intorno a un freddo tavolo di cristallo, sul quale erano disposti, come petali in disordine, i trattamenti, le sceneggiature e i contratti che la produzione aveva proposto loro per il nuovo kolossal epic-dark-eccetera fantasy. Sui frontespizi delle sceneggiature campeggiava il titolo “Dwarvengers”. Il font-designer aveva enfatizzato le lettere W, A e R.
Due pollici sotto il titolo, la produzione aveva fatto appiccicare un adesivo olografico. Avevano spiegato a Nick che quell’adesivo era una sicurezza in più per mantenere segreto il progetto. Se uno di loro sette avesse tentato di fare il furbo, diffondendo parti di sceneggiatura su internet, non sarebbe bastata la somma dei loro cachet per la penale.
Nick scosse ancora la testa. No, lo spin-off dark-fantasy sui Sette Nani di Biancaneve coi superpoteri proprio non lo convinceva. Gli avevano assegnato la parte di Pisolo, o meglio, di un Pisolo clonato da Samuel L. Jackson. Un energumeno di colore cazzuto, tozzo come un tappo di sughero, in trench di pelle, con occhialini scuri, berretto rosso, barbetta a punta e armato di pistole a gas soporifero.
«Lo sceneggiatore lo chiamano Attila! Se passa lui non cresce più erba… perché se la fuma, cazzo!».
«E questa clausola l’avete letta?» gli fece Johnny sventolandogli davanti al naso una copia del contratto. «Sette film! Sette! Esclusi tutti i cammeo e le scene dopo i titoli di coda che possono costringerci a farci fare! “L’attore si impegna ad apparire in cammeo in ogni altro film facente parte dell’Universo Condiviso ‘Grimm Fables’”. Non ci libereremo mai più di questi personaggi del cazzo! Saremo super-nani fino alla pensione».
«Be’, almeno a te è andata bene, mister “Dotto”» rimbeccò Eddie. «Voglio dire, il tuo nano ha quella armatura ipertecnologica alimentata dai diamanti. A me hanno dato Gongolo. Dài! Gongolo, cazzo!».
Toby allungò il collo sul character-design assegnato a Eddie. «Che poteri ha Gongolo?».
«Non ne ha!» gridò Eddie. «È l’unico stupido super-nano a non essere super. È solo… carismatico? Che cazzo di abilità è il carisma? Ecco, guarda qua che roba» e passò il disegno al collega. «È una specie di… Capitan Nano o qualcosa di simile».
«Non ti è andata malaccio» sospirò Bob, scrollando le spalle. Era il più anziano di tutti, sui sessanta. «A me hanno dato Cucciolo. Il minorato puccioso del gruppo. Sarò muto e dovrò mantenere una faccia da ebete per tutto il tempo e grazie tante».
«Di che ti lamenti?» ringhiò Toby. «Ti hanno dato i poteri mentali, i migliori! Puoi uccidere col pensiero, cazzo! Io voglio essere Cucciolo! Ma essere Cucciolo per davvero, e ammazzare quello stronzo del casting che mi ha assegnato a Eolo».
Nick sbadigliò. «Che superpotere c’hai? Il Super-Starnuto?».
«Più o meno» rispose Toby leggiucchiando il trattamento. «Qui si sono proprio sbizzarriti. In pratica, questo Eolo è proprio Eolo il dio del vento che ha fatto incazzare il padre Poseidone, che per vendetta lo ha fatto reincarnare in un nano… col Super-Starnuto».
«Originale…» fece Eddie, il cui sopracciglio guizzò.
«Sentite» sospirò Ian, «se qui c’è qualcuno che ha da lamentarsi, quelli siamo io e Ray. Guardate il concept del mio. Guardatelo!» e allungò il braccio verso il centro del tavolo, spingendo un foglio col disegno di una specie di troll verde marcio coi muscoli spropositati e la faccia neandertaliana. Non mancavano il berretto floscio e la barbetta a punta. Tutti i sette super-nani avevano berretto floscio e barbetta a punta.
«Brontolo! Il nano che quando si incazza si gonfia come una bambola tailandese! Sembra mio nipote di otto anni gonfio di zanzare! Io questo coso non lo faccio!» e batté un pugno sul cristallo così forte che vibrò pericolosamente.
«Be’, datti una calmata» disse Nick, tenendo il cristallo. «O ti stai già calando nel personaggio?».
«Fanculo, “Pisolo”! Fanculo tutti! E Ray? Vogliamo parlare di Ray? È Mammolo, cazzo!».
Ray annuì e sospirò. «Il Cyber Nano con innesti… nano-tecnologici. Che tristezza».
Nick e i sette colleghi si afflosciarono sulle sedie. Davanti a loro il guazzabuglio di fogli. Nick diede un’altra occhiata al trattamento, lesse velocemente le righe che aveva sottolineato, i passaggi fondamentali della pellicola. Solo nel primo atto c’erano sette esplosioni; i dialoghi erano un pantano di citazionismi, parolacce e riferimenti alla cultura pop; erano riusciti a mettere anche un paio di scene di sesso BDSM con Biancaneve. BDSM. Nick si grattò il capo.
«D’accordo, ragazzi: la sceneggiatura sembra scritta da un pastore tedesco sotto acido. Però, insomma, ci stiamo lamentando di un prodotto che… cazzo!, incasserà più di un pugile scrauso! Se tanto mi dà tanto, questo finisce nell’elenco dei film che hanno incassato di più! Sapete cosa? Datemi una cazzo di penna e mettetemi le mani in faccia! Firmo a occhi chiusi!».
Nick scarabocchiò la sua firma sul contratto. Non aveva ancora aggiunto il puntino sulla i di Nick, che Ian gli aveva già fregato la penna.