In data 24 febbraio 2014 il neo Primo Ministro Matteo Renzi ha chiesto al Senato della Repubblica di accordare la fiducia alla sua squadra di Governo. Nel lungo discorso tenuto nel pomeriggio ha affrontato diversi punti sui quali intende attuare delle “riforme”: tra gli altri, en passant, ha toccato il tasto delle politiche culturali. Vale la pena di ripercorrere alcuni passaggi chiave:
“Quando dico che si mangia con la cultura dico che, allora, bisogna anche avere il coraggio di aprirsi agli investimenti privati nella cultura. Infatti, se si dice che è sbagliata la frase «con la cultura non si mangia», bisogna anche avere il coraggio di dire che la cultura deve aprirsi al coinvolgimento degli investimenti privati e creare posti di lavoro.”
Applausi scroscianti, neanche a dirlo, dall’ala di centrodestra del Senato che, verosimilmente, ha fiutato odore di “monetizzazione” del patrimonio storico-artistico nel fiume di parole del nuovo Premier. E come dar loro torto: Matteo Renzi, lui che ha affittato per 120.000 euro Ponte Vecchio a Luca Cordero di Montezemolo per una cena extra-lusso; lui che ha dichiarato che gli Uffizi sono “una macchina da soldi”; lui che ha inaugurato il “noleggio dei beni culturali” a Firenze. Insomma, proprio lui. Per cui, perché meravigliarsi se decide di invocare gli “investimenti privati” nella cultura e nel patrimonio per salvare l’Italia, soprattutto considerato che, come dice il nuovo premier “essere italiani è un elemento di bellezza che non so quanto salvi il mondo, ma sicuramente salva l’export delle nostre aziende”?
Certo, una tale presa di posizione da parte del primo cittadino di Firenze desta più che semplice meraviglia. Forse il “Rottamatore” ha dimenticato che se Firenze è quello che oggi è a livello di attrattiva turistica lo deve a una scelta ben precisa fatta poco più di tre secoli fa dall’Elettrice Palatina Anna Maria Luisa de’ Medici, ultima discendente dello storico casato fiorentino. Nel 1737, alla morte di Gian Gastone de’ Medici, il Granducato di Toscana passò nelle mani degli Asburgo-Lorena: Anna Maria Luisa fece però un accordo con i nuovi regnanti, chiamato “Patto di Famiglia”, con il quale si impedì ai Lorena di «levare fuori della Capitale e dello Stato del GranDucato […] Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose […] della successione del Serenissimo GranDuca, affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri».
Una mossa saggia e lungimirante che ha permesso il mantenimento dell’intero patrimonio mediceo – armeria esclusa – nella città di Firenze; una visione senza dubbio illuminata e in qualche modo consapevole del valore che l’arte avrebbe potuto assumere per la cittadinanza e per chi avesse visitato Firenze. Una volontà, quella dell’Elettrice Palatina, incredibilmente in linea con la concezione di cultura come bene comune da conservare e tutelare (divieto di esportare beni, ornamento dello Stato), valorizzare (attirare la curiosità dei forestieri) , individuando una caratteristica fondamentale di quello che oggi definiamo “patrimonio culturale”, ovvero l’utilità ai fini della formazione di tutti.
Oggi il primo cittadino di Firenze si lancia in appelli all’intervento privato nella cultura perché è «un pezzo della risposta alla crisi modificare le regole del gioco anche in questi settori». L’intervento privato, sinora limitato a un intervento nella gestione del patrimonio, potrebbe rischiare di invadere campi come quello della “valorizzazione” e, soprattutto, della “tutela”. La necessità che il patrimonio storico-artistico resti una competenza totalmente statale è legata al diritto di libero accesso alla cultura di tutti i cittadini: in alcun modo questo diritto deve essere intaccato. Un eccessivo intervento del privato in un campo come questo finirebbe con il piegare il patrimonio di tutti gli italiani alle bieche esigenze del mercato e del profitto. Staremo a vedere cosa accadrà, per quanto risulti difficile nutrire troppa fiducia nei confronti di chi, alla ricerca dello SCOOP e della “trovata” a tutti i costi in un asfissiante tentativo di marketing di se stesso, ha fatto molestare per mesi le pareti di Palazzo Vecchio – sede del Comune – con l’intento di cercare briciole di Leonardo sotto gli affreschi vasariani, proposto improbabili soluzioni per la facciata incompiuta della chiesa di San Lorenzo e ingaggiato inverosimili battaglie con lo Stato rivendicando la proprietà comunale del David di Michelangelo (conservato nella Galleria dell’Accademia).
Provo a immaginare cosa avrebbe detto oggi l’Elettrice Palatina dinanzi alle affermazioni, alle gesta e alla scelta di mettere Dario Franceschini (già “Vicedisastro”, secondo Renzi, al momento della sua elezione a Segretario del PD) a capo del MiBACT da parte dell’ingrato figliolo e Primo Cittadino di Fiorenza: probabilmente, seppur a malincuore, avrebbe pensato: “Mi sa che l’era meglio il Pisano!”.
StecaS
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Sul travagliato rapporto tra Renzi e la cultura si vedano:
http://www.finestresullarte.info/69n_arte-secondo-matteo-renzi.php
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/01/cultura-matteo-renzi/194859/
Tutto il testo del discorso di Renzi al Senato è qui: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=hotresaula&id=1&mod=1393258877000&part=doc_dc-ressten_rs&parse=no&stampa=si&toc=no
Per saperne di più su Anna Maria Luisa de’ Medici, l’Elettrice Palatina, oltre ai diversi cataloghi di mostre e biografie, sul web si trova questo interessante saggio (tratto da La Principessa saggia. L’eredità di Anna Maria Luisa de’ Medici Elettrice Palatina, catalogo di mostra, Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina, 22 dicembre 2006-15 aprile 2007, a cura di Stefano Casciu, Livorno, 2006, pp.24-29) cui si rimanda per la bibliografia:
http://www.storiadifirenze.org/pdf_ex_eprints/55-Verga.pdf