La Città Vecchia di Taranto ingloba al suo interno le radici storiche della città, e ancora oggi vi si possono ritrovare varie testimonianze monumentali che tramandano un passato articolato e complesso. La stessa conformazione dell’isola, su cui è situato il centro storico, mostra i segni dell’evoluzione topografica della città nel corso dei secoli.
Come già accennato negli articoli precedenti, l’antica acropoli della polìs greca-tarantina era una penisola collegata con la parte orientale tramite un avvallamento naturale, che divideva il Mar Grande dal Mar Piccolo, i quali erano collegati tramite l’unico istmo situato dove oggi sorge il “Ponte di Pietra”. La città alta divenne l’area monumentale e una fortezza della resistenza romana contro l’assalto di Annibale e dei ribelli tarantini.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la città fu conquistata molte volte dai vari popoli che si contendevano il potere sulla penisola italiana. Emblematica è rimasta nella tradizione popolare la conquista di Taranto da parte del re goto Totila, il quale entrò in guerra contro i Bizantini, i detentori del potere in Puglia, e nel 542 riuscì ad occupare la città ionica. Totila fu il primo a dare inizio ad una ristrutturazione dell’acropoli: rinforzò le mura, facendo rimodernare le due torri dette del Cane e del Gallo (quest’ultima ancora visibile sulla discesa della postierla dei SS. Medici), e fece costruire grandi edifici. Nel 552, dopo la morte del re goto, la città ritornò sotto le insegne bizantine.
Nel primo trentennio del X secolo d.C., la città di Taranto visse il periodo più difficile dopo la guerra contro Roma in epoca ellenistica. In questo periodo la popolazione viveva con la paura di un possibile attacco dei Saraceni, che imperversavano per tutto il Mediterraneo. Sotto l’impero del bizantino Costantino VII Porfirogenito vi fu un’ulteriore fortificazione della città per evitare possibili sortite musulmane. Purtroppo le difese di Taranto crollarono nel 927, quando gli arabi riuscirono ad entrare in città, uccidendo e imprigionando la popolazione e dando alle fiamme quella che fu l’antica capitale della Magna Grecia. La città rimase distrutta per quarant’anni.
Nel 967 d.C., Taranto ritornò ad essere un punto strategico bizantino in Puglia. L’imperatore Niceforo II Foca, preoccupato della spinta invasiva dell’imperatore del Sacro Romano Impero, Ottone I, che si allargava man mano verso l’Italia meridionale, ordinò la ricostruzione della città. Il magistros incaricato per la ristrutturazione si chiamava Niceforo, omonimo del regnante bizantino; egli, dopo una ricognizione dei resti della città, ideò un progetto per rendere più sicuri i tarantini: costruire la nuova città sull’antica acropoli greca. Le mura furono ricostruite seguendo il perimetro dell’antica fortificazione ellenistica e alcune aree furono colmate allargando la costa che affaccia sul Mar Piccolo, mentre dal punto di vista viario fu mantenuto l’assetto preesistente, con una via principale longitudinale (via Duomo) e le numerose vie trasversali che affacciano su entrambi i mari. Il cambiamento più evidente alla roccaforte tarantina fu la costituzione di un fossato che divideva l’acropoli dall’area orientale, dove un tempo vi era il centro abitato della polìs, mentre la punta occidentale fu unita alla costa da un ponte a sette arcate (distrutto da un’alluvione nel 1883 e sostituito dall’attuale Ponte di Pietra).
Da questo momento in poi l’intera popolazione fu trasferita all’interno dell’“isola”, per darle maggiore sicurezza. I bizantini per colmare lo scarso numero di abitanti inviarono coloni della stessa Puglia o dai vari territori dell’Impero. Purtroppo la speranza che le nuove fortificazioni proteggessero la città rimase vana: nel 977 le truppe saracene di Abū l-QāsimʿAlī riuscirono a forzare le mura taratine distruggendo parte della nuova città.
Il 967 è quindi indicata come data canonica della costituzione dell’attuale isola della Città Vecchia, che ha subito nel corso del tempo diversi cambiamenti orografici, soprattutto durante l’occupazione aragonese, quando venne allargata la costa del Mar Piccolo così come la vediamo oggi, e durante i lavori del 1884 che tagliano definitivamente il Canale Navigabile e costruiscono il Ponte Girevole.
La Città Vecchia è lo scrigno che conserva nel proprio cuore la storia dei tarantini, uno scrigno che giorno dopo giorno si degrada perdendo ricordi materiali importanti, procedendo verso una distruzione inevitabile. Una distruzione provocata non da invasioni esterne, ma dalla indifferenza degli stessi cittadini.
BIBLIOGRAFIA
D’Angela, Dal Kastron al Castello Aragonese, Taranto 2006.
P. F. Palumbo, La ricostruzione bizantina di Taranto, inStudi salentini, Lecce 1967