Riceviamo e pubblichiamo l’omaggio di Roberto Nistri ad Alessandro Leogrande
Alessandro Leogrande, il nostro Golden Boy ci ha lasciato in un giorno d’autunno, sotto un cielo già brumo… Come un pugno ci arrivava la notizia a brutto grugno…
Alessandro: l’amico fragile, il militante della scrittura, si era spento lontano dai due mari.
La Signora Nera aveva rubato il tempo di un ragazzo esemplare, di una vita speciale. Ma rimane inconsumabile la memoria di quello strano cartografo dei sentieri oscuri che, come nessun’altro, aveva amato la bella avventura del pensiero e della libertà. Il suo vero Maestro era Primo Levi, l’affamato di giustizia, il cercatore di verità, fra i sommersi e i salvati. Alessandro non aveva pace fino a quando non sollevava tutte le sterpaglie nascoste, per riuscire a capire fino in fondo come certe cose erano accadute e continuavano ad accadere. Capire cosa era successo, cosa stava accadendo. Non mollava mai, era un impegno d’onore chiarire i fatti, restituire la verità ai dannati della terra, in nome dei vinti di oggi, ma anche dei vinti di ieri, rivoltando quelle zolle irrorate di sangue, sotto il giogo dei negrieri.
Ogni mattina, con le sue armi, una torcia una penna e un tascapane, conferiva dignità al mestiere più bello del mondo: il giornalista. Viene in mente l’immagine del del filosofo Lukàcs: catturato dai reazionari che gli chiedevano di consegnare le armi, lui deponeva sulla scrivania la sua penna.
Ma una candela trova sempre una altra candela per fare luce, anche contre les courantes… Quella di Alessandro è stata una vita speciale. La vita di chi muove sempre il primo passo avanti. Nelle sue ultime e splendide trasmissioni radiofoniche della Rai, da un suo pulpito laico Alessandro stava ridando la parola ai suoi eroi, esploratori dell’utopia a partire dal primo campione: quel Carlo Pisacane con i suoi trecento ragazzi, morti in nome della libertà e del socialismo.
Abbiamo motivo di pensare che solo per disgrazia Ale non abbia avuto il tempo di scrivere per il suo fratello di penna: quell’Ippolito Nievo che rimane il più grande scrittore risorgimentale, che moriva alla stessa età di Alessandro Leogrande. Nievo si imbarcava per raggiungere Torino e denunciare alcune malversazioni che potevano macchiare la purezza risorgimentale.
Il vascelletto di Nievo colava a picco in circostanze anche misteriose. Il grande mare tutto ricopre ma anche tutto restituisce. Alessandro ha scritto degli affogati, dei miserabili accucciati e impauriti lungo la rete dei fili spinati, accoccolati ai bordi dei marciapiedi, negli scatoloni di cartone, avvoltolati fra stracci e pezzelle. Il filosofo Bloch diceva di loro: sembrano morti, invece dormono e attendono. Quando sentiranno il fischio del treno si ergeranno in piedi e riprenderanno l’inarrestabile marcia della giustizia. Il sentiero di Alessandro, illuminato da un sole carico d’amore. Ti vogliamo bene Alessandro… Buona notte, dolce principe.