«Un giorno Zeus guardava il mondo sotto di sé, e si chiedeva in quale forma bisognasse amare…»
… questo l’incipit da cui prende avvio il viaggio attraverso i miti classici condotto da Paola Mastrocola nel suo ultimo libro L’amore prima di noi (Einaudi, pp. 328, euro 19,50).
Leit motiv dell’excursus dell’autrice a spasso per il mito è l’amore nelle sue varie e destabilizzanti declinazioni. Paola Mastocola, scrittrice e insegnante, non è nuova all’argomento, già diversi anni fa si era cimentata nel racconto dei miti d’amore con Le frecce d’oro (SEI). A differenza di allora, oggi, con una maggiore consapevolezza dei propri mezzi stilistico-espressivi, l’autrice è capace di proporci in una nuova veste storie note e di tessere una trama di sottili rimandi ricavandone un tessuto a metà strada fra il romanzo e il saggio. L’amore prima di noi si legge agevolmente, è piacevole, scorrevole, sembra quasi una favola, non inciampa in terminologie astruse ed è condito da una leggera ironia che agevola la fruibilità dei contenuti.
Eros e Psiche, Orfeo ed Euridice, Medea e Giasone, Apollo e Dafne, Zeus ed Europa sono geneticamente e culturalmente ascritti in noi, le loro storie siamo noi stessi con i nostri tormenti e le nostre aspirazioni. Paola Mastrocola ce li ripropone e ce li fa rivivere con l’ausilio di un linguaggio nuovo, inedito, privo di banalità (un rischio non da poco che si corre nel trattare argomenti complessi quali amore, morte, sofferenza, passione) sicché, ciò che abbiamo sempre saputo o conosciuto, appare nuovo ai nostri occhi incuriosendoci a dismisura. Non finisce qui. Non si tratta solo di linguaggio.
L’autrice, forte del privilegio della continua reinterpretazione di cui godono i miti e del fatto che nel mito nulla è come appare, si insinua lì, proprio nel non detto del mito, attualizzando le voci di divinità ed eroi, mettendoci a parte di perplessità, pensieri, confidenze, dettagli finora sfuggiti alla nostra attenzione. Così veniamo a sapere che Atalanta incuriosita e spiazzata dalla pazienza di Ippomene, si lascia volontariamente distrarre nella corsa permettendogli di superarla, dando a lui e anche a sé stessa la possibilità di amare, di amarsi. Veniamo a sapere del dolore in cui si scioglie Apollo quando Dafne si trasforma in alloro e su di lui si abbatte la consapevolezza di aver inseguito un amore impossibile. Veniamo a conoscenza dei dubbi di Psiche e attraverso lei ci chiediamo se per essere felici occorra condividere ogni cosa con l’amato. Assieme a Zeus ci interroghiamo su quale sia la forma più consona da assumere per essere amati e attrarre l’oggetto del proprio desiderio nella consapevolezza che così come si è realmente, si rischia di non essere accettati o, peggio, far male all’altro.
Paola Mastrocola ci fa scoprire divinità fragili e tormentate, incapaci di guardare senza invidia l’umana capacità di godere dell’effimero. Non importa chi sia l’eroe o la divinità in questione, ognuno ha i propri dubbi, ognuno si pone domande… domande umane (troppo umane, per dirlo alla Nietzsche) e tutte ruotano attorno al grande enigma: cos’è l’amore? E quindi: si può amare senza tradire? C’è amore senza sofferenza?
Non c’è possibilità di una risposta univoca e l’amore continuando a trastullarsi piacevolmente fra irrazionalità e razionalità, resta fedele a se stesso giocando senza regole la propria partita. Nessuno è immune, la forbice fra umanità e divinità si restringe sotto il segno dei capricci dell’amore e le sue – troppo spesso – dolorose conseguenze, perché non va dimenticato che amando si corre anche il rischio di non essere ricambiati e che i sentimenti possano esaurirsi. Anche i miti – in sostanza – nel loro assurgere a verità eterne non possono nulla contro i dubbi e i patimenti d’amore, proprio come noi comuni mortali. Cosa fare, dunque? Nulla, solo adeguarci e aprirci ai nuovi, imprevedibili percorsi che le passioni hanno in serbo per noi.