“Certo che sono per la parità dei sessi però non sono femminista.”
Ogni volta che sento questa frase, soprattutto se pronunciata da una donna, ho difficoltà a capire cosa voglia dire chi ho di fronte, perché il femminismo è proprio e semplicemente il voler superare le diseguaglianze che riguardano le donne.
La femminista è una specie di strega? O una donna che odia gli uomini? Oppure una specie di pazza esagitata che blatera cose esagerate e anacronistiche?
Non lo so, ma di sicuro quando qualcuno ammette di essere femminista deve essere pronto a ricevere delle critiche che lo qualificheranno in modo del tutto soggettivo e arbitrario il tuo pensiero: troppo femminista, poco femminista, finta femminista, femminista superata. Perché non esiste un solo femminismo, anzi i femminismi sono tanti ognuno con le proprie peculiarità.
Ma ha ancora senso essere femministe oggi?
Il femminismo di oggi è la somma degli sforzi passati e presenti per risolvere le disuguaglianze che riguardano le donne; e se tanto si è conquistato in questi decenni lo dobbiamo anche alle mobilitazioni delle donne.
Oggi la situazione non è ancora risolta: a tante donne è negato il diritto di scegliere per se stesse e per il proprio corpo; tante donne vengono picchiate e maltrattate da uomini che credono di avere potere su di loro; tante donne sono costrette a scegliere tra carriera e famiglia, e tante – troppe – altre situazioni.
Così nell’assemblea nazionale in cui si è stilato un piano nazionale femminista antiviolenza è stata espressa la necessità di scendere in piazza ancora, dopo l’ultima manifestazione del 26 Novembre a Roma e in contemporanea in tutto il mondo in occasione della Giornata Internazionale l’eliminazione della violenza maschile contro le donne, con una piattaforma di rivendicazione e la proposta di uno sciopero globale.
Sarà una giorno senza donne “alla faccia di chi ci vuole male” come si suol dire: per far sperimentare l’assenza delle donne a chi ci uccide per “troppo amore”; a chi, quando siamo vittime di stupro, processa prima le donne e i loro comportamenti; a chi “esporta democrazia” in nostro nome e poi alza muri tra noi e la nostra libertà. A chi scrive leggi sui nostri corpi; a chi ci lascia morire di obiezione di coscienza. A chi ci ricatta con le dimissioni in bianco perché abbiamo figli o forse li avremo; A chi ci offre stipendi comunque più bassi degli uomini a parità di mansioni.
Anche qui le donne si fermeranno per un’ora di sciopero, in accordo con molte sigle sindacali per garantire il coinvolgimento delle donne dentro e fuori i luoghi i lavoro.
E dopo aver sperimentato l’assenza nei luoghi di lavoro e anche dai lavori di cura, dal lavoro domestico, da tutte quelle attività che ogni giorno ci si sente costrette a fare in quanto donne o in base al ruolo di genere in cui ci si sente costrette.
Ci incontreremo tutt* alle ore 18:00 all’entrata dell’Arsenale per dare vita ad un corteo e occupare con i nostri corpi, i nostri desideri e i nostri bisogni le strade principali della città, per poi terminare in P.zza della Vittoria dove si alterneranno interventi, reading e spettacoli a tema.